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Scambio dati Inps-agenzia Entrate contro l’evasione nel lavoro domestico

2023-11-15 16:25

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Scambio dati Inps-agenzia Entrate contro l’evasione nel lavoro domestico

Le informazioni saranno utilizzate per elaborare le dichiarazioni precompilate e inviare lettere di compliance a colf e badanti che omettono di pagare l’Irpef.

Le informazioni saranno utilizzate per elaborare le dichiarazioni precompilate e inviare lettere di compliance a colf e badanti che omettono di pagare l’Irpef.

Scambio di informazioni tra Inps e agenzia delle Entrate per individuare i lavoratori domestici che non dichiarano redditi al Fisco o ne denunciano solo una parte. Lo prevede l’articolo 17 del disegno di legge di Bilancio 2024, in base al quale i dati in possesso dell’istituto nazionale di previdenza dovranno essere utilizzati dalle Entrate per elaborare le dichiarazioni precompilate, inviare lettere di compliance con cui segnalare anomalie ai contribuenti e per svolgere attività di analisi del rischio al fine di ricostruire la corrette posizione reddituale e contributiva dei lavoratori domestici.

Secondo i dati Inps, nel 2022 si contavano 894.299 collaboratori domestici.

Sono quelli per cui le famiglie-datori di lavoro hanno versato contributi. L’azione prevista dal Ddl di Bilancio andrebbe a incidere su questa platea di lavoratori censiti in ambito previdenziale ma sconosciuti in tutto o in parte all’agenzia delle Entrate. Ciò perché gli interessati non dichiarano i redditi al Fisco o lo fanno in modo parziale. La dichiarazione è dovuta a fronte di reddito di lavoro dipendente o assimilato superiore a 8.176 euro e periodo di lavoro non inferiore a 365 giorni.

Le conseguenze di questa azione, però, sono tutte da definire, tanto più che, nella relazione tecnica al Ddl di Bilancio si legge: «si ritiene che tali disposizioni siano suscettibili di determinare potenziali effetti positivi sul gettito, derivanti dall’emersione di maggiori imponibili ai fini reddituali e contributivi che, tuttavia, prudenzialmente non sono oggetto di quantificazione». Quindi un’azione di contrasto all’evasione dagli effetti a oggi non stimati.

Dubbi, al riguardo, sono stati espressi da Assindatcolf (Associazione sindacale nazionale dei datori di lavoro domestico). La posizione espressa nella memoria depositata alla quinta commissione del Senato è che «un primo passo del Governo verso la lotta all’evasione nel nostro settore sia fondamentale, ma questa misura presenta alcune criticità». Oltre al fatto che avrebbe potuto essere già attuata in passato, rischia di generare un cortocircuito perché «si vanno a colpire i lavoratori regolari sconosciuti all’agenzia delle Entrate, incentivando chi si trova nella stessa condizione a rifugiarsi nel lavoro nero». Cosa che, secondo l’associazione sta già accadendo, in quanto tra il 2021 e il 2022 dagli archivi Inps sono scomparsi circa 80mila domestici a fronte di una domanda che cresce, soprattutto per la non autosufficienza.

Per il presidente, Andrea Zini, si sostengono le famiglie e si combatte il lavoro nero con incentivi per la regolare assunzione: «bonus immediatamente disponibili per chi non può sostenere l’indispensabile spesa per badanti o baby sitter e agevolazioni fiscali, come la totale deduzione del costo del lavoro domestico, non più solo i contributi, ma anche lo stipendio, le ferie, la tredicesima ed il Tfr». La lotta al nero dovrebbe giocare su una contrapposizione di interessi tra famiglie e lavoratori, incentivando le prime alla regolare assunzione. Ciò anche a fronte del fatto che l’inflazione e l’adeguamento dei minimi retributivi hanno creato preoccupazione nelle famiglie in merito alla sostenibilità degli stessi.

L’azione delineata nel Ddl di Bilancio, peraltro, è parziale in quanto si concentra su quella parte di lavoro domestico conosciuta dall’Inps. Ma il settore è caratterizzato da un tasso di irregolarità di almeno il 50 per cento, tant’è che si stimano complessivamente più di due milioni di addetti. In base alla Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva (edizione 2023), la base imponibile Irpef evasa da lavoratori dipendenti irregolari del settore domestico nel 2020 superava i 7 miliardi di euro e il buco Irpef era di circa 900 milioni di euro.

Cit. “Il Sole 24 Ore”



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