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Piano di formazione per giovani e adulti sull’intelligenza artificiale

2024-05-17 13:00

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Piano di formazione per giovani e adulti sull’intelligenza artificiale

Il programma annunciato dalla premier Meloni al Festival del lavoro. Il ministro Calderone: nel decreto Coesione fondi anche ai professionisti.

Il programma annunciato dalla premier Meloni al Festival del lavoro. Il ministro Calderone: nel decreto Coesione fondi anche ai professionisti.

Lanciare nell’ambito del G7, durante la presidenza Italia, un piano d’azione sull’uso dell’intelligenza artificiale, con particolare riguardo al mondo del lavoro. È l’obiettivo annunciato da Giorgia Meloni, nel corso del suo intervento a distanza alla prima giornata del Festival del lavoro, in programma da ieri fino a sabato a Firenze.

Il titolo scelto per l’evento annuale, che chiama a raccolta i consulenti del lavoro, «Etica e sicurezza del lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale», spiega l’inciso del presidente del consiglio, che di fronte a questo cambiamento epocale - da fronteggiare con un vasto programma di re-skilling e up-skilling per tutti, giovani e adulti - ha sottolineato come si debba lavorare perché questo processo sia sempre a misura d’uomo, controllato dall’uomo e con l’uomo come suo ultimo fine. Un richiamo che guarda all’etica, altra parola chiave del Festival assieme alla sicurezza.

A fronte della sfida lanciata dall’IA, Secondo il sondaggio demoscopico, presentato ieri al Festival e realizzato dall’Istituto Piepoli, il 61% degli intervistati ritiene necessaria una regolamentazione del lavoro gestito con questa nuova tecnologia, rispetto alla quale sarebbe utile seguire (per il 56% del campione) corsi di formazione che educhino all’utilizzo, mentre solo il 28% opterebbe per le consulenze fornite da un professionista generato dall’IA al posto di un vero consulente.

Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca, ritiene che nei confronti dell’intelligenza artificiale non c’è la paura che viene descritta, ma ci sarà la necessità di adeguarsi, spingendo sulla formazione, pena essere esclusi dal mercato. Tutti dovranno adeguare le loro competenze al rialzo, per superare la ripetitività e puntare sulle specializzazioni.

De Luca ha affrontato anche il tema degli infortuni, che chiama in causa la sicurezza, sottolineando che «un quadro sanzionatorio più grave va bene, così come il rafforzamento della vigilanza, ma davanti a 24 milioni di rapporti di lavoro serve la cultura della prevenzione e non bastano le ispezioni».

A tutto campo è stato l’intervento sul palco del ministro del Lavoro, Marina Calderone, che alla platea di professionisti di cui è stata per lungo tempo presidente nazionale ha sottolineato quanto per lei sia motivo di orgoglio essere una consulente del lavoro. Il ministro ha rivendicato la bontà di alcuni interventi fatti in materia dal suo Governo, alcuni dei quali caratterizzati da una lunga coda di polemiche. Sul salario minimo, ad esempio, ha sostenuto che parlare di lavoro significa parlare di lavoro buono, che fa crescere i territori, che consente di vivere dignitosamente: «ecco perché abbiamo detto no al salario minimo fissato per legge. Noi guardiamo a un altro principio: attraverso il dialogo e la concertazione con le parti sociali sono i contratti che fanno la differenza». Quanto alle polemiche sulla fine del reddito di cittadinanza e il nuovo assegno di inclusione, ha affermato che «l’Italia è fondata sul lavoro e non sul sussidio. In alcuni momenti e fasi di questo Paese è stato importante usare i sussidi e sostegni, come nel momento della pandemia: lo è stato per far ripartire il lavoro».

Forte, la sottolineatura dell’attività e del valore svolto dai professionisti, il cui sapere intellettuale rappresentato dai 28 Ordini professionali è «ossatura portante del Paese» grazie alla quale si possono vincere le sfide insieme agli investimenti delle imprese. Ma ha ricordato la necessità di saper fornire risposte a 360 gradi e in questo i fondi messi a disposizione con il decreto Coesione possono aiutare a far crescere le società tra professionisti, senza dimenticare l’etica e la deontologia. Quanto all’intelligenza artificiale «il professionista può avvalersene, ma non deve esserne subordinato. Se pensiamo di far fare alle macchine ciò che non sappiamo o non vogliamo fare, avremo perso perché saremo stati noi a farci travolgere dall’innovazione». 

Cit. “Il Sole 24 Ore”



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