Non tutte le professioni subiranno le stesse modifiche, ecco l’impatto nelle diverse specializzazioni.
Negli ultimi anni un tema che sembrava di esclusivo appannaggio di ingegneri informatici e appassionati di tecnologia ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica: sempre più spesso sentiamo parlare di algoritmi, di intelligenza artificiale, di machine learning e delle loro concrete applicazioni nei più svariati campi, non più soltanto in quello ingegneristico o in quello medico. In questa fase di esplosione delle nuove tecnologie digitali, anche gli studi professionali sono coinvolti e non possono restare a guardare mentre il mondo del lavoro cambia completamente volto.
In questo particolare contesto l’intelligenza artificiale e l’etica come concetto organizzativo stanno diventando sempre più dei temi centrali su cui discutere quotidianamente.
Per questo ogni giorno sentiamo parlare di IA, Esg, machine learning in tutti gli ambiti della nostra vita sia dal punto di vista lavorativo che personale.
Ma tutte le professioni e tutte le attività subiranno le stesse modifiche e subiranno lo stesso impatto?
Non proprio, infatti le attività professionali sono caratterizzate da un tipico carattere intellettuale e non ripetitivo delle mansioni svolte.
Per questo uno studio di consulenza del lavoro dovrà accogliere con coraggio l’ingresso dell’intelligenza artificiale per poter gestire, in maniera più semplice, la gestione delle aziende clienti e in particolare dei dati relativi all’anagrafica dell’organico aziendale, alle tipologie contrattuali, alla contabilità, agli adempimenti contributivi e fiscali, all’analisi e al reporting sui fabbisogni utili a fornire al cliente informazioni sempre aggiornate e complete.
Ciò nonostante, il professionista dovrà cogliere questa sfida dimostrando un utilizzo consapevole di questi strumenti, sfruttando la propria esperienza e il know-how acquisito per trovare soluzioni sempre più innovative ed efficienti, che gli garantiscano una posizione di vantaggio rispetto alla concorrenza.
Certamente sarà necessario essere, inizialmente cauti e prudenti nel gestire i dati sensibili, avendo cura che gli strumenti utilizzati non divulghino informazioni all’esterno senza un consenso espresso del titolare di quei dati.
Il problema principale al contrario potrebbe essere quello di diventare inevitabilmente dei professionisti obsoleti che non vorranno o non saranno in grado di stare al passo con i tempi e con l’innovazione tecnologica.
L’A.I. sta permettendo, già oggi, lo sviluppo di nuovi modelli di servizio professionali, come ad esempio una consulenza che permette di poter verificare il possibile avverarsi di determinati eventi oppure ad una personalizzazione dei servizi offerti in base ad esempio al CCNL applicato, al settore merceologico oppure alla classe di lavoratori presenti, aprendo così la strada ad una serie di nuove opportunità di sviluppo che sono reali e non artificiali.
Ad oggi uno dei principali utilizzi è infatti relativo all’ dei processi aziendali e di studio. Infatti, grazie all’apprendimento automatico e all’elaborazione del linguaggio naturale, gli studi professionali riescono a semplificare ed automatizzare compiti ripetitivi, fino ad oggi svolti dal classico impiegato d’ufficio, con un notevole risparmio di tempo. Un esempio reale è quello relativo all’assistenza clienti, quante volte ci capita di essere in attesa e di vedere un’icona di Help con un assistente virtuale? Spesso, e molto spesso l’assistente riesce a risolvere ed aiutare una grande percentuale di clienti con grande soddisfazione.
Cit. “Il Sole 24 Ore”
