Accordo tra Parlamento e Consiglio sulla nuova direttiva per il settore.
Saranno più tutelati i lavoratori delle piattaforme digitali in Europa. Parlamento e Consiglio hanno trovato nella notte tra martedì e mercoledì un accordo su una nuova direttiva dedicata a un settore professionale in forte crescita. In buona sostanza, il testo prevede di considerare dipendenti a pieno titolo coloro che finora sono stati ritenuti liberi professionisti, in modo da rafforzare la loro protezione previdenziale. Per la prima volta, viene regolamentato l’uso degli algoritmi.
La proposta fu presentata a suo tempo dal commissario agli affari sociali, Nicolas Schmit (si veda il Sole 24 Ore del 10 dicembre 2021). L’Unione europea ritiene che oggigiorno 5,5 milioni di individui sui 30 milioni che lavorano per 500 piattaforme digitali (da Uber a Deliveroo) sono classificati in quanto liberi professionisti, quando in realtà sono lavoratori dipendenti a tutti gli effetti. L’accordo raggiunto da Parlamento e Consiglio deve ora essere confermato formalmente dalle due istituzioni.
Le nuove norme introducono una presunzione di rapporto di lavoro che scatta non appena sono presenti almeno due di cinque specifici indicatori. Questo elenco potrà essere ampliato dagli Stati membri. La presunzione potrà essere attivata di propria iniziativa dal lavoratore, dai suoi rappresentanti o dalle autorità competenti. La presunzione potrà essere confutata nel caso la piattaforma dimostri che la relazione contrattuale non è un rapporto di occupazione a pieno titolo.
Attualmente, le persone che lavorano per le piattaforme digitali, di solito fattorini e autisti, non hanno accesso alle informazioni sugli algoritmi, che decidono impegni e consegne, e su come il comportamento umano influisca sulle decisioni prese dai sistemi automatizzati. Con le nuove regole, le piattaforme saranno chiamate a fornire questi dati. Inoltre, la decisione di privarsi della collaborazione di una persona non potrà essere demandata a un programma informatico.
La nuova direttiva stabilisce che le persone impiegate da intermediari debbano beneficiare della stessa protezione di cui avrebbero diritto se fossero lavoratori dipendenti della stessa piattaforma. Bruxelles calcola che maggiori controlli permetteranno ai Ventisette di incassare 1,6-4,0 miliardi di euro di nuovi contributi previdenziali all’anno. Secondo una valutazione d’impatto pubblicata nel 2021, la direttiva rischia però di aumentare i costi per le piattaforme di 4,5 miliardi di euro all’anno.
Commenta Aida Ponce Del Castillo, ricercatrice qui a Bruxelles del centro-studi sindacale Etui: «Si tratta di un passo nella giusta direzione. Non solo perché introduce trasparenza e chiarezza sullo status dei lavoratori, ma perché l’onere della prova incombe sull’impresa, non sull’individuo (…) Per la prima volta vengono regolamentati gli algoritmi in campo lavorativo. Resta da assicurarsi che la direttiva non venga annacquata al momento della trasposizione nel diritto nazionale».
Cit. “Il Sole 24 Ore”