Nel Ddl di Bilancio 2024 la riduzione del cuneo per i salari fino a 35mila euro. Decontribuzione per le lavoratrici madri. Agevolati fringe benefit e premi.
Al centro del disegno di legge di Bilancio 2024, sul fronte del lavoro, c’è lo scopo di sostenere le retribuzioni attraverso la proroga per un anno del taglio del cuneo contributivo, già in vigore fino a dicembre 2023. A questo si aggiungono le misure a sostegno del lavoro femminile e della genitorialità: la decontribuzione che accrescerà le buste paga per le madri di due o tre figli, e l’ampliamento dei congedi parentali retribuiti. Infine, è confermata la tassazione agevolata al 5% per i premi di produttività, e sono prorogate, con alcune modifiche, le disposizioni di favore sui fringe benefit, cioè i beni e i servizi che possono essere concessi dalle aziende ai lavoratori.
Il taglio del cuneo
Circa dieci miliardi di euro (quasi la metà del valore complessivo della manovra di Bilancio) andranno a finanziare un nuovo anno di riduzione del cuneo contributivo per circa 14 milioni di lavoratori dipendenti: uno sconto che vale fino a 100 euro al mese, per le retribuzioni più elevate. In pratica, dalla quota di contributi a carico dei lavoratori (circa il 9% della retribuzione imponibile), saranno scontati sette punti percentuali per i lavoratori con una retribuzione fino a 25mila euro lordi e sei punti percentuali per chi guadagna da 25mila a 35mila euro lordi. La tredicesima 2024 - come già previsto dal decreto Lavoro per il taglio del cuneo in vigore quest’anno - sarà esclusa dal beneficio.
A questo sconto si aggiungerà, per il solo 2024 e per i redditi fino a 50mila euro, il beneficio derivante dall’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, con un prelievo del 23% fino a 28mila euro. In questo caso, il beneficio massimo è di 260 euro annui.
La decontribuzione
In base alle bozze del disegno di legge di Bilancio circolate finora, le lavoratrici madri di due o tre figli con contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato - escluse le lavoratrici domestiche - beneficeranno dello sconto totale della quota di contributi previdenziali a loro carico (9% della retribuzione). Lo sconto comporterà un beneficio aggiuntivo per chi già usufruisce del taglio al cuneo, ma totalmente nuovo per le lavoratrici con retribuzioni superiori a 35mila euro lordi all’anno, che non avevano diritto ad alcuna riduzione contributiva.
Dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, senza limiti di reddito ma con un tetto massimo di 3mila euro annui, le lavoratrici dipendenti madri di tre figli (circa 110mila) avranno uno sconto integrale dei contributi a loro carico, fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo. Le lavoratrici dipendenti madri di due figli (circa 570mila) avranno lo stesso sconto, fino al decimo anno di età del figlio più piccolo. Data la misura massima annuale dello sgravio, si tratta di un risparmio fino a 25o euro al mese.
I congedi parentali
Dopo il mese di congedo parentale retribuito all’80% introdotto con la manovra dell’anno scorso, il disegno di legge di Bilancio 2024 porta in dote un secondo mese fruibile da entrambi i genitori e pagato all’80% della retribuzione, fino ai sei anni del figlio. Quindi due mesi pagati all’80% per il 2024, mentre il secondo mese sarà retribuito al 60% a partire dagli anni successivi. Gli altri mesi di congedo parentale continueranno a essere retribuiti al 30 per cento.
Welfare aziendale
Sarà confermata anche per l’anno prossimo l’imposta del 5% (sostitutiva dell’Irpef) sui premi di risultato, che si applica per incentivi fino a 3mila euro e riguarda i lavoratori con un reddito fino a 80mila euro. Secondo i dati diffusi dal ministero del Lavoro, la tassazione agevolata (già in vigore quest’anno) ha fatto aumentare i contratti aziendali che fissano obiettivi di produttività, cresciuti del 35,6% su base annua, da gennaio a settembre 2023 (8.050 contro i 5.935 dello stesso periodo dell’anno precedente). I contratti attivi coinvolgono quasi 1,7 milioni di lavoratori.
Infine, la soglia di non imponibilità dei fringe benefit (comprese le somme erogate dai datori di lavoro ai lavoratori per pagare le bollette, per l’affitto della prima casa o per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa) passa da 258,23 euro a mille euro per tutti i lavoratori, e arriva fino a 2mila euro per i lavoratori dipendenti con figli a carico.
Lavoratori svantaggiati
Lo schema di decreto legislativo di revisione dell’Irpef e dell’Ires, in attuazione della legge delega di riforma fiscale (111/2023), approvato dal Consiglio dei ministri il 16 ottobre prevede una deduzione rafforzata del costo del lavoro per le imprese che assumono a tempo indeterminato (120%), che aumenta (fino al 130%) per chi inserisce in organico personale appartenente a categorie fragili, come disabili, giovani che non studiano e non lavorano (Neet), donne residenti in Regioni svantaggiate o con almeno due figli minorenni, ex beneficiari del reddito di cittadinanza che non possono accedere all’Assegno di inclusione.
Cit. “Il Sole 24 Ore”