Professioni: scarsa attrattività per i giovani laureati, età media sempre più elevata e perdita di occcupazione nel settore. Sono i tre fattori che emergono dall’VIII Rapporto di Confprofessioni, la Confederazione dei sindacati dei liberi professionisti che fanno riferimento alle professioni ordinistiche, guidata da Gaetano Stella. La ricerca viene presentata il 30 novembre a Roma, nella sede del Cnel. Coordinatore del rapporto il sociologo Paolo Feltrin che in questi anni, insieme con l’ufficio sudi di Confprofessioni, ha formato e “validato” una banca dati con le informazioni - identikit, demografia, modalità di esercizio delle attività - relativo all’universo delle libere professioni, non solo quelle organizzate in Ordini ma anche il mondo più sfuggente delle partite Iva e delle nuove attività.
Negli ultimi anni il rapporto ha sempre più ampliato l’angolo di analisi, proponendosi di restituire la fotografia delle libere professioni, in Italia e in Europa, nel più generale contesto socio-economico. «L’obiettivo - dice Feltrin - è costituire un utile strumento per capire e per decidere».
A livello europeo negli ultimi anni i liberi professionisti hanno registrato una forte crescita: dal 2009 al al 2022 si è arrivati a a 28 liberi professionisti ogni mille occupati. L’Italia, con 48 liberi professionisti ogni mille occupati è il secondo Paese europeo per incidenza, dopo l’Olanda.
Nel complesso Confprofessioni censisce un milione e 349mila professionisti (gli iscritti alle Casse, cui appartengono anche alcune categorie di dipendenti, sono 1.039.545).
In Italia, tra il 2018 e il 2022 - spiega il Rapporto - si è verificata una perdita di 291mila posti di lavoro tra gli indipendenti. Nello specifico, i liberi professionisti sono diminuiti di 76mila unità, con una variazione negativa del 5 per cento
La diminuzione intervenuta nell’ultimo anno riguarda i liberi professionisti senza dipendenti, mentre aumentano i datori di lavoro. E sono le donne a trainare questa crescita: le stime Istat indicano circa 11mila datori di lavoro in più nella libera professione tra il 2021 e il 2022, tra cui 8mila donne (73%). Lo status di datore di lavoro permane tuttavia più frequente tra i professionisti maschi (16,6%) che tra le colleghe donne (11%).
«Se si guarda alle variazioni congiunturali, ovvero all’impatto che la crisi pandemica ha avuto sui singoli segmenti demografici della libera professione si nota - afferma il Rapporto - come gli effetti siano stati particolarmente intensi nella componente più giovane (fino a 34 anni), che cala di quasi il 10% tra 2019 e 2022. I liberi professionisti che si collocano nella fascia d’età centrale (35-54 anni) risentono anch’essi di un forte calo». Diversa la dinamica tra i liberi professionisti più maturi (55 anni e oltre): in questo segmento si osservano diminuzioni occupazionali più contenute (-1,7% tra 2019 e 2022).
Tra le notizie positive, dal 2010 al 2022 nelle professioni italiane si è assistito a un ribilanciameneto di genere all’interno delle libere professioni: la quota femminile passa infatti dal 29,2% del 2010 al 35,7% del 2022. Tra i professionisti con 55 anni e più, le donne costituiscono infatti solo il 23,4 per cento.
Infine, un ultimo dato relativo alle professioni ordinistiche: nel complesso le Casse di previdenza continuano ad avere un piccolo saldo positivo rispetto agli iscritti, ma la situazione è molto diversa da una professione all’altra.
In crescita, pure con situazioni molto differenziate, anche il reddito medio (38.752 euro, +14,2%).
Cit. “Il Sole 24 Ore”