Secondo l’Istat tra chi ha fino a 64 anni +440mila occupati . Aumenta il monte ore lavorate nel terzo trimestre su base congiunturale (+0,4) e annua (+1,8%).
Aumenta il monte ore lavorate nel terzo trimestre, sia su base congiunturale (+0,4) che su base annua (+1,8%). A trainare il mercato del lavoro sono soprattutto gli occupati di almeno 50 anni d’età, anche per effetto dell’andamento demografico, crescono i rapporti a tempo pieno e l’occupazione permanente.
Secondo l’osservatorio Istat nel terzo trimestre le posizioni di lavoro dipendenti aumentano dello 0,6% con una crescita più marcata per le posizioni a tempo pieno (+0,7% rispetto allo 0,3% di quelle a tempo parziale), anche la crescita tendenziale del 2,7% è più intensa tra i full time rispetto al part time (+3,1% contro +1,6%). La quota dei part time sul totale delle posizioni scende all’11,9% nell’industria (-1,7% rispetto al terzo trimestre 2022) e al 38,2% nei servizi (-0,8%). Nel terzo trimestre 2023 prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (481mila), iniziata nel secondo trimestre 2021.
Nonostante l’aumento coinvolga anche i giovani di 15-34 anni (+81 mila), si concentra tra gli ultracinquantenni: +440 mila tra chi ha fino a 64 anni e +72 mila tra i 65-89enn, mentre il numero di occupati della fascia d’età centrale 35-49enni diminuisce (-111 mila). Per effetto dell’incremento degli occupati tra le classi di età più anziani aumenta, per il terzo trimestre consecutivo, l’occupazione tra i dipendenti a tempo indeterminato (+470 mila) e gli indipendenti (+81 mila), dove si concentra questa fascia d’età, tra i quali i dipendenti a tempo indeterminato sono +369 mila e gli indipendenti +109 mila.
La crescita degli occupati a tempo indeterminato si registra anche per le classi di età fino a 39 anni (150 mila): tra i più giovani (15-29enni) si associa alla riduzione sia del lavoro a termine sia di quello indipendente, tra i 30-34enni alla leggera crescita di entrambi e tra i 35-39enni alla diminuzione del lavoro a termine e all’aumento di quello indipendente. Per le classi di età più anziane l’incremento, secondo il report dell’Istat «sembrerebbe soprattutto legato a una mancata uscita per pensionamento», mentre per i giovani «potrebbe anche essere dovuto alla trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato»
Gli ultimi quindici anni malgrado il forte recupero negli ultimi due anni, il tasso di occupazione tra i giovani di 15-34 anni è diminuito di quasi sei punti, quello dei 35-49enni è tornato sostanzialmente simile, mentre per la classe di età tra 50 e 64 anni è aumentato di oltre 16 punti. Il tasso di occupazione è cresciuto per laureati (+1,5 punti) e diplomati (+1,1 punti), diminuito lievemente tra chi ha conseguito fino alla licenza media (-0,2 punti); tra i laureati il valore dell’indicatore (80%), superiore di circa 14 punti a quello dei diplomati (66,4%), è quasi doppio rispetto a quello di chi possiede al massimo la licenza media (45,7%).
Intanto secondo un report Ocse a ottobre il tasso di disoccupazione dell’Ocse è rimasto sostanzialmente stabile al 4,9% dopo essere rimasto sotto il 5% da luglio 2022, nell’area euro si è mantenuto al 6,5%. Il tasso di disoccupazione è aumentato in 14 paesi Ocse nel mese di ottobre, è rimasto invariato in 9 ed è diminuito in 10: in Italia è salito al 7,8% dal 7,6% di settembre (tra le donne è al 9%). Tra i giovani il tasso di disoccupazione nell’area Ocse è salito al 10,9%: tassi di disoccupazione giovanile prossimi o superiori al 20% sono stati registrati in 9 paesi Ocse nel mese di ottobre, tra questi spicca il 24,7% dell’Italia.
Cit. “Il Sole 24 Ore”