Operatori e giuslavoristi a confronto nel convegno di Milano. Tra i temi principali anche il rinnovo della parte normativa del contratto di settore.
Più flessibilità, formazione e maggiore collaborazione tra le parti sociali. Sono queste alcune delle leve fondamentali da attivare per risollevare il settore strategico della logistica per conto terzi.
Se ne è discusso ieri a Milano in un convegno organizzato assieme al Gruppo 24 Ore da ManHandWork, azienda impegnata da 70 anni nella logistica e nell’outsourcing. L’evento, intitolato “La logistica di tutti i giorni. Dinamiche e criticità negli appalti”, ha coinvolto operatori di settore, ricercatori e giuslavoristi con circa 500 partecipanti collegati o in presenza.
Due i maggiori problemi sul tavolo: quello della flessibilità necessaria per affrontare la difficoltà delle pianificazioni, che assieme al tema della formazione dovrà essere al centro del contratto collettivo di settore, e poi il nodo del cambio appalto, che ha acuito le tensioni sociali. Intervenire al più presto sarà necessario, tanto più alla luce del fatto - ha ricordato il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, nel suo saluto, che «l’Italia è un trampolino verso l’Europa, al centro di scambi che possono fare la differenza nello sviluppo del Paese».
Alcuni numeri del settore sono specchio della sua importanza: secondo uno studio dell’Osservatorio Contract Logistics Gino Marchet del Politecnico di Milano, nel 2023 il fatturato della contract logistics ha raggiunto i 112 miliardi di euro e il valore del mercato della logistica conto terzi è stato pari a 61,3 miliardi. Sul fronte della manodopera mancano però almeno 60mila lavoratori e circa il 75% dei fornitori di servizi logistici opera in condizioni di sottodimensionamento. «La logistica negli ultimi 20 anni è stata caratterizzata da aziende labour intensive - ha sottolineato il diretto scientifico dell’Osservatorio, Marco Melacini - e fino a qualche anno fa questo modello ha funzionato. Ora, però, ci troviamo di fronte a una crescita dei costi e a difficoltà nell’organizzazione di lavoro. Quello che dobbiamo affrontare è soprattutto lo shortage di persone e competenze. Bisogna cambiare e per farlo servono operatori logistici strutturati, con compentenze, e non solo gestori di manodopera. Sono sfide che richiedono profonde trasformazioni e importanti investimenti».
Per Umberto Ruggerone, presidente di Assologistica, il rinnovo del contratto collettivo anche sul fronte normativo è fondamentale. «La logistica - ha sostenuto - deve essere un mercato regolato in cui si applica il Ccnl. La logistica fatta correttamente costa di più, quindi occorre che la committenza esca dalla logica di “un euro in meno e il lavoro è tuo”. In questo senso abbiamo chiesto il prima possibile un tavolo di confronto tra Assologistica, Confindustria e Federdistribuzione per discutere di come il settore possa diventare più sostenibile anche dal punto di vista delle regole, evitando la logica del massimo ribasso».
Dovrebbe passare per una modifica del Ccnl anche la revisione delle regole sulla clausola sociale nel cambio appalto, fronte di continue tensioni soprattutto con i Cobas. «Oggi come oggi - ha evidenziato il presidente di ManHandWork, Marco Covarelli - non c’è un giorno senza un blocco in un magazzino di logistica, oppure uno sciopero bianco: un fatto che succede solo qui in Italia. In questo momento il nostro settore è sotto ricatto». Secondo l’ad della azienda torinese, Annalisa Cavallo, uno dei problemi è che l’appaltatore è spesso in difficoltà nel gestire la clausola prevista dall’articolo 42 del Ccnl. «Servirebbero - ha detto - delle indicazioni più precise anche perché solo in sede di cambio appalto scopriamo talvolta determinate cose, come ad esempio la firma di accordi di secondo livello, che servirebbero a formulare un’offerta più centrata».
Sul fenomeno dei blocchi si è espresso anche il giuslavorista Marco Lanzani, secondo cui «gli operatori del diritto sono chiamati a fare l’impossibile perché non ci sono strumenti per risolvere il problema in maniera definitiva». Il collega Giovanni Piglialarmi, da parte sua, ha ricordato come qualche aiuto stia arrivando dalla giurisprudenza. «Ci sono sentenze interessanti, come la 2111/2019 del Tribunale Milano in cui si sottolinea che il verbale di cambio appalto non può contenere elementi migliorativi, diventando una sorta di contratto integrativo aziendale, ma deve limitarsi a indicare il trattamento economico senza introdurre ulteriori trattamenti fuori dal Ccnl».
Cit. “Il Sole 24 Ore”