Secondo un indagine della Fondazione studi consulenti del lavoro e Pluxee l’utilizzo di questi strumenti aumenterà ancora nel triennio 2024-2027.
Cresce l’utilizzo degli strumenti di welfare da parte delle piccole e medie imprese, tradizionalmente più resistenti verso tale tematiche rispetto alle realtà più grandi. Lo evidenzia il rapporto annuale realizzato dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro assieme a Pluxee (ex Sodexo Brs) e intitolato “Il welfare aziendale: diffusione e prospettive nelle Pmi”.
I dati elaboratori, ottenuti con la collaborazione di circa 1.800 consulenti del lavoro, evidenziano che per il 62,8% dei professionisti intervistati la diffusione di questi strumenti rispetto al 2023, anno della prima indagine, la diffusione è aumentata particolarmente a Nord Ovest e a Nord Est del Paese. Il 64,2% prevede, inoltre, che nel triennio 2024-2027 queste misure aumenteranno ulteriormente tra le Pmi.
Secondo l’indagine, a conferma di quanto emerso nel 2023, le Pmi prediligono il welfare che mette al centro del proprio intervento il sostegno economico ai dipendenti e alle famiglie (il 72,9% individua questa come l’area di welfare aziendale più diffusa tra le Pmi). Tra tali strumenti, emergono quelli che secondo i consulenti del lavoro sono destinati a crescere maggiormente nei prossimi tre anni: a cominciare dai buoni pasto (li indica al primo posto il 42,6% del campione rispetto al 39,8% del 2023), seguiti dai buoni multicategoriali (li indica il 40,6% del campione rispetto al 34,6% del 2023). Oltre agli strumenti di sostegno economico, però, hanno particolare rilevanza anche quelli che riguardano l’erogazione di servizi: dalla salute (40,6%), la conciliazione vita-lavoro (29,2%) e la formazione (11,9%).
Sul fronte aziendale, la presenza di incentivi fiscali è la motivazione principale che spinge le Pmi ad adottare politiche di welfare (il 64,2% degli intervistati la indica al primo posto) e se le misure di welfare aziendale sono destinate a crescere nei prossimi anni, sia in termini qualitativi, sia quantitativi, i consulenti del lavoro ritengono di poter giocare un ruolo centrale nel fare da ponte tra aziende e strutture provider di servizi di welfare.
Cit. “Il Sole 24 Ore”